Pubblicato da: Salvatore Rao | 12 Maggio 2009

La Sicurezza Integrata attraverso partecipazione, mediazione dei conflitti ed educazione alla legalità

Due milioni di euro per la sicurezza in Provincia di Torino. Sono stati destinati a Comuni, Comunità Montane, Comunità Collinari, Unioni di Comuni, Consorzi socio-assistenziali, Associazioni di categoria e soggetti del privato sociale che hanno presentato progetti per interventi innovativi in materia di sicurezza integrata. Riguardano, in particolare, la lotta ai fenomeni di illegalità, la mediazione dei conflitti sociali, l’assistenza alle vittime di reati, le iniziative per educare alla convivenza.

I fondi sono stati assegnati dalla Regione Piemonte alla provincia di Torino allo scopo di sostenere azioni in materia di sicurezza integrata e di raccogliere l’adesione a Patti locali per contrasto ai fenomeni che generano insicurezza e di sviluppo della cultura della legalità. Sono iniziative che non danno spazio alle ronde e alla giustizia fai da te, ma vogliono coinvolgere i cittadini per migliorare la vivibilità di paesi e città, lasciando alle forze dell’ordine i compiti di vigilanza e repressione che sono loro propri. Occorrono, infatti, politiche di sicurezza rivolte non solo al contrasto e alla prevenzione dei reati, ma al miglioramento delle condizioni di vivibilità sociale e ambientale dei territori, alla qualificazione urbana dei centri e  delle periferie, al coinvolgimento dei cittadini perché i luoghi anche più degradati possano essere ‘vissuti’. L’insicurezza rende diffidenti, riduce le relazioni tra le persone, le spinge a chiudersi e a isolarsi dentro casa, con la sensazione che l’esterno sia sempre più pericoloso. Dobbiamo quindi lavorare sulla insicurezza ‘percepita’ per dare tranquillità ai cittadini già preoccupati per le peggiorate condizioni economiche, ma dobbiamo farlo senza allarmismi che alimentano la paura della diversità e il razzismo.


Risposte

  1. Il tema, visto dall’osservatorio del Telefono Rosa di Torino, ha ovviamente un’ottica del tutto particolare.
    Non è sufficiente determinare il problema della sicurezza collocandolo su uno specifico versante (in questo caso, l’immigrazione) ma occorre analizzare i fenomeni sul versante generale della percezione della sicurezza e di quali siano le sensazioni di insicurezza maggiormente percepite dalla cittadinanza.

  2. Da una recente indagine in 11 grandi città emerge che le preoccupazioni maggiori dei cittadini siano 32% la precarietà economica e lavorativa, il 12%- dal male tipico di ogni metropoli- la solitudine e il 18% la caduta del tenore di vita, la criminalità è in cima alla lista per il 30% degli intervistati. Anche da questi dati emerge l’uso politico che viene fatto, al fine di accrescere consenso, sul tema della sicurezza. Non possiamo ridurre -noi stessi -tale tema, in relazione al fenomeno dell’immigrazione. Il tema è assai complesso, la sicurezza è un diritto individuale ma le risposte non possono che essere collettive. Sul rapporto tra sicurezza reale (reati in diminuzione) e sicurezza percepita (società sempre più allarmata), il ruolo dei media è determinante: non si parla degli incidenti sulle strade, l’alto numero dei morti e dei feriti, le infiltrazioni mafiose nel “nostro” nord, l’organizzazione che governa lo spaccio delle sostanze, la violenza sulle donne( si indaga più sulla nazionalità dell’autore), la precarietà, il venir meno del lavoro, i servizi insufficienti, la mancanza di tutele e protezioni per fascie larghe di popolazione….. i fenomeni di insicurezza non sembrano essere questi per i nostri governanti, si punta l’indice sull’immigrato e sul diverso, ritenuti causa dei nostri mali e delle nostre paure. Le paure, volutamente alimentate, generano allarme e le risposte sono interventi di repressione e esclusione – discriminazione. La strada che dobbiamo percorrere ed impegnarci non può che partire con la lotta alla precarietà, precarietà che è divenuta esistenziale, per un rafforzamento del nostro sistema dei servizi sociali, più lavoro sociale, più ascolto, allargamento dei diritti di cittadinanza, sviluppo dei processi partecipativi, occupazione degli spazi – spazi partecipati, rivitalizzazione dei nostri centri, città e periferie più qualificate: insomma occorre prendersi tutti cura della nostra comunità, investendo su un recupero delle relazioni e dei legami sociali tra gli individui. Ritengo che occorra, infine, tenere legato
    l’impegno del rinnovamento del nostro welfare con i temi della sicurezza per coinvolgere meglio e con più responsabilità, anche in questo campo, i vari operatori sociali, per investire sulla mediazione, sull’assistenza alle vittime di reato, sulla riduzione dei conflitti, sull’educazione alla legalità e alla cittadinanza attiva.

  3. Mi trovo d’accordo con ciò che dici a proposito del ruolo dei media nel “creare” l’insicurezza e la paura ed è proprio qui che si situa il problema più grande in questo momento storico. Infatti, ci troviamo, unico paese al mondo, ad avere come capo del Governo il possessore della maggior parte dei mezzi di informazione, quindi ci troviamo a dover combattere con la fionda contro l’artiglieria pesante. Da sempre la storia insegna che il modo migliore per chi comanda per proseguire nei suoi disegni è quello di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica da ciò che si fa e concentrarla su altro creato ad arte, ancora meglio se questo qualcos’altro è la “paura del diverso” che genera una sempre ricercata “guerra fra i poveri”. Come Partito, cerchiamo già da molto tempo di agire sul territorio per creare quella rete di relazioni che è l’unica vera base di una sicurezza sociale basata sulla condivisione e la solidarietà, però, certamente, in un mondo dominato dai medi, in particolare dalla televisione, essere completamente assenti da questo mezzo di comunicazione, come capita a noi negli ultimi mesi, determina un handicap difficile da colmare. Ovviamente, ciò non deve determinare un abbandono della lotta, anzi semmai una sua intensificazione, però con la consapevolezza che il momento storico-politico nazionale ed europeo è veramente molto difficile ed ostile. Quindi, ciò rende ancora più necessario che la nostra azione sia particolarmente ben coordinata ed incisiva, come, per esempio nel campo del sociale, tu hai già dimostrato con il tuo progetto “Fragili Orizzonti” che ha al suo interno un’ispirazione politica precisa e di ampio respiro; in pratica la politica che dobbiamo essere in grado di fare in tutti i campi per riuscire a colmare, con la qualità della nostra azione, l’oscuramento mediatico.


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